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Etica Impegno civile

Combattere l’infibulazione

Salve a tutti,

oggi affronto un problema che mi ha colpito profondamente: la pratica dell’infibulazione.

Conoscevo il termine ma solo la lettura di un articolo di giornale mi ha ricordato cosa sia. Su wikipedia potete leggere nei dettagli in cosa consista la mutilazione dei genitali femminili, vi confesso che il solo pensiero mi ripugna.

Vorrei comunque spiegare quale sia la mia posizione in merito al corpo umano e vorrei spiegare da dove nasca il mio punto di vista.

Io mi ritengo agnostico e questo incide anche sull’idea che del corpo umano e della possibilità che abbiamo di modificarlo.

A mio avviso non c’è nulla di sacro nel corpo umano e per questo ritengo che modificarlo non sia disdicevole. Quello che in ogni caso ritengo essenziale è che la modifica del corpo sia un atto che l’individuo deve compiere di propria volontà e a fronte di un’informazione sufficientemente accurata.

Per questo ritengo che i genitori siano i custodi dell’integrità fisica dei figli fino a maggiore età raggiunta la quale i figli diventano liberi. Lo diventano perché coscienti delle conseguenze che si hanno modificando il proprio corpo.

Non penso ci sia un momento particolare in cui si diventa responsabili, è un percorso che comunque si può dire quasi completo nei maggiorenni.

Detesto quindi tutte quelle pratiche, come l’infibulazione, che vengono imposte ai minori giocando sulla loro immaturità e spesso sulla fiducia che ripongono nei genitori.

Non c’è tradizione culturale che tenga e penso sia certo che tali pratiche non potrebbero esistere se fossero praticate solo verso individui maggiorenni. E’ ovvio infatti che la resistenza di un maggiorenne sarebbe tale da impedire ogni pratica mutilatoria (non sono proprio certo di questo, a volte la realtà supera la fantasia).

Quindi ritengo che in Italia si dovrebbe attuare una politica di informazione e di prevenzione atte a minimizzare la possibilità che adulti facciano o promuovano queste cose.

Da agnostico comunque mi domando come diavolo (è un modo di dire ovviamente…) siano nate queste convinzioni. Sembrano incubi prodotti da menti incapaci di comprendere la realtà. Forse la triste verità è che io ho la fortuna di poter accedere alla conoscenza mentre moltissime persone ora e soprattutto nel passato si sono dati una spiegazione della realtà con i mezzi che avevano.

A tale proposito mi ha fatto sorridere la storia del vibratore che ho letto recentemente. I medici di inizio novecento curavano le donne isteriche (nel senso di donne che soffrivano di isteria, una patologia riconosciuta) praticando la stimolazione degli organi genitali. Lo facevano come cura! Chiaramente poi le donne isteriche si calmavano ed in un certo senso i medici avevano individuato un rimedio che funzionava. L’avvento del vibratore è servito ad alleviare la fatica dei medici, i quali dopo un po’ si stufavano pure. Vi fu quindi un periodo in cui il vibratore ebbe una funzione terapeutica riconosciuta e tutte ne facevano libero uso. Solo con la scoperta dell’esistenza dell’orgasmo femminile si capì il senso prettamente sessuale della masturbazione femminile e all’improvviso possedere un vibratore diventò disdicevole (almeno ufficialmente…).

Vi ho raccontato questo per far capire come nelle società di tutto il mondo la sessualità ed i tabù vadano a braccetto. Dal rapporto conflittuale che l’uomo e la donna hanno verso la loro appartenenza di genere nascono un’infinità di favole che sono il mezzo per attenuare il disagio.

Forse anche l’infibulazione è servita a placare qualche oscuro conflitto ma è bene che si diffonda l’educazione sessuale in tutte le culture affinché questi errori stratosferici siano un se pur triste ricordo.

Per chiudere il post vorrei dirvi che comunque non sono contrario alla modifica consapevole del proprio corpo vista come atto di autodeterminazione. Difronte ad esempio a persone che si trafiggono le orecchie per portare gli orecchini e lo fanno in modo consapevole mi astengo dal giudizio. La stessa cosa vale per tutte le operazioni di chirurgia plastica a cui le donne e a volte anche gli uomini si sottopongono. Tutte soddisfano il bisogno di accettazione dell’individuo e nel praticarle non lo rendono infelice, anzi lo rendono felice.

In un certo senso riesco ad accettare la mutilazione che rende felici e che viene  fatta per esserlo.

A mio avviso comunque rimane una sciocchezza perché quando è irreversibile può arrivare il pentimento e la felicità tramutarsi in infelicità.

Quindi non sarebbe più saggio riuscire a risolvere i problemi di immagine e relazionali cercando di non toccare l’integrità del proprio corpo?

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